Fotogramma dal documentario “Mi chiamavano il Diavolo Rosso”
In bianco e nero Francesco Mazzanti Sabato 27 ottobre 2018
Mi chiamavano Il Diavolo Rosso, documentario che narra la storia di Dante Longarini, primo campione di pugilato ai Nazionali Uisp di Bologna del 1948.
«France', è arrivata una lettera. Vedi un po’ di che si tratta». Sulla scrivania della redazione c’è una busta: una grafia anziana invoglia a scoprire il contenuto. Il mittente è Dante Longarini, primo campione italiano Uisp di pugilato nel 1948. Sono passati settant’anni ma Longarini non si è dimenticato. E per l’anniversario dell’associazione dello sportpertutti dedica un pensiero «a tutti gli sportivi Uisp», allegando agli auguri la fotocopia dell’articolo di giornale che descrive la sua vittoria ai primi campionati nazionali di Bologna e Imola. Decidiamo quindi di conoscerlo e l’incontro avviene nel suo appartamento alla Bolognina: pochi minuti e iniziamo ad ascoltare ricordi densi di sport, di lavoro e di affetti. Un secolo intero si snocciola sotto i nostri occhi.
Non ci vuole molto per farsi conquistare dalla simpatia di Longarini. Parlare della Uisp significa rievocare momenti felici, quando il fisico e “la tigna” gli permettevano di saltellare per ore sopra un ring. Anche i suoi nipoti, ora, partecipano alle iniziative sportive dell’associazione. Longarini ci strappa sorrisi per il modo in cui elogia (senza riserve) il lavoro della Uisp nel territorio, ma soprattutto quando legge il suo “curriculumme”: quarant’anni di lavori che riemergono per episodi e capitoli. Come quelli che sta scrivendo nella biografia da consegnare ai Maestri del Lavoro: la Sasib, lo spionaggio industriale, la consulta provinciale della Protezione Civile e l’impegno politico nel quartiere.
Chi non ama sedersi su un divano ad ascoltare i racconti dei nonni? Si è trattato di questo con Longarini e, probabilmente, avrebbe potuto tenerci nel suo studio per giornate intere mostrandoci le carte e le foto di una vita. Fra qualche anno sarà sempre più raro ascoltare le storie di chi è vissuto durante la Seconda guerra mondiale, di chi ha visto un Paese rinascere, di chi ha affrontato le delusioni delle varie Repubbliche. Sta qui l’importanza dei ricordi: memoria storica e testimonianza da conservare. È questo il più bel regalo del “Diavolo Rosso”, campione di pugilato che, raccontando incontri e vittorie, ha condiviso una parte di storia. Quella che appartiene a tutti.
Francesco Mazzanti
Dopo la laurea internazionale in Culture letterarie europee studia al Master di Giornalismo dell’Università di Bologna. Nel 2018, insieme a Enrico Mariani, ha pubblicato per Pequod il libro Sulla schiena del drago, reportage in Vespa dalle terre del centro Italia colpite dal terremoto del 2016. Nella rete delle polisportive popolari, opera nel settore dell’accoglienza dei migranti, in particolare come allenatore di calcio.