Foto di Nicola Morretta
Sport sociale Ana Herceg, Nicola Morretta Lunedì 1 luglio 2019
Quasi 1.000 partecipanti allo storico evento sportivo Uisp, quest’anno concentrato sulla creazione di programmi di accoglienza.
Da venerdì 31 maggio a domenica 2 giugno si è svolta la ventitreesima edizione dei Mondiali Antirazzisti a Bosco Albergati, vicino Castelfranco Emilia: tre giorni di integrazione attraverso lo sport. Quest’anno si è puntato molto sulla parte formativa unendo ai consueti tornei la formazione di bambini e ragazzi europei. Un percorso strutturato da diverse associazioni, anche grazie a finanziamenti dall’Unione Europea. European Youth Engaging in Solidarity and Sport (Eyess), Intergration of Regugees Through Sport (Irts) e Agente 0011, giovani cittadini attivi per costruire città inclusive e sostenibili: questi i titoli dei tre progetti che hanno trovato casa ai Mondiali. Il loro obiettivo è valorizzare l’esperienza dei Mondiali Antirazzisti ed esportarla in diverse città europee e italiane, come ha già programmato la Uisp che dal 5 al 7 luglio andrà a Riace, cittadina che è stata un modello di inclusione.
Venerdì 31 maggio il fischio d’inizio dei Mondiali è coinciso con una tappa del progetto europeo Eyess, a cui hanno partecipato venti giovani provenienti da Italia, Grecia, Ungheria, Austria e Danimarca. Il progetto, finanziato dal programma Erasmus+, intende combattere il razzismo e incoraggiare l’integrazione sociale tra i giovani attraverso la pratica sportiva. Tra sabato e domenica i ragazzi hanno visto tutte le fasi dei tornei e hanno lavorato nell’organizzazione dei Mondiali, gestendo la parte sportiva come giudici di campo e costruendo reti sociali con chi i Mondiali li organizza da anni. La fase finale del progetto prevede che i ragazzi, adattando la lezione appresa alle loro specifiche realtà, esportino i Mondiali Antirazzisti nei cinque paesi partner.
Tap qui sopra per ascoltare Daniela Conti della Uisp che presenta il progetto “Integration of Refugees Through Sports”.
Irts è invece un programma dedicato all’apprendimento e all’educazione degli adulti sulle sfide che la società attuale pone in termini di accoglienza e cittadinanza. Si tratta di un’iniziativa internazionale che si svolgerà in Svezia, Danimarca, Germania, Italia e Regno Unito, con lo scopo di raccogliere buone pratiche e progetti di successo già avviati nei diversi paesi partner. Una volta raccolte, le informazioni saranno caricate su una piattaforma telematica dove chiunque potrà accedere e visionare i contenuti multimediali raccolti dai ragazzi per sviluppare o migliorare i progetti di inclusione sociale.
Nel pop-up Lylen Albani del Cesvi, da Bosco Albergati, presenta il progetto “Agente0011 - Missione inclusione”.
È invece dedicato agli studenti delle scuole che si vogliono attivare come “agenti” per costruire città inclusive e sostenibili il programma Agente0011. I formatori si sono concentrati su tre tematiche: quella educativa, in cui sono stati proposti percorsi didattici volti a generare un cambiamento di mentalità; quella locale, in cui sono stati studiati i casi specifici di otto città italiane promuovendo il dialogo tra cittadini e autorità locali; quella comunicativa, che ha sviluppato una campagna di sensibilizzazione locale e nazionale sull’importanza di società inclusive, aperte e sostenibili. Questo bando segue le direttive dell’ONU che il 25 settembre 2015 ha proposto una serie di obiettivi da raggiungere in quindici anni per realizzare l’Agenda 2030. Cos’è tale agenda? A spiegarlo è l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: «It is an agenda for people, to end poverty in all its forms – an agenda for the planet, our common home».
Layla Mousa presenta il progetto “European Youth Engaging in Solidarity and Sport (Eyess)”. Tap qui sopra per il video.
Oltre alle attività educative e formative i Mondiali 2019 sono stati tre giorni di sport intensi, segnati dal primo caldo estivo. È stata un’edizione più intima che ha visto la partecipazione di circa 40 squadre di calcio, 20 di pallavolo, 6 di rugby e 18 team per la fase finale del Torneo DiMondi, nato dall’esperienza dei Mondiali e che coinvolge nella provincia di Bologna squadre di migranti, disabili fisici e psichici, realtà sociali differenti, mettendo tutti insieme. Ogni squadra ha giocato quattro partite della fase a gironi e le migliori sono passate agli ottavi di finale. La fase finale si è giocata solo ai rigori per limitare la competitività. A vincere quest’anno è stata la squadra di casa, il Bosco Team, e per il DiMondi la Csapsa2. Da 23 anni i Mondiali insegnano però che l’importante è partecipare e socializzare, e quest’anno danno una seconda occasione di incontro in un posto in cui questi valori hanno un significato ancora più forte: Riace, cittadina calabrese in cui l’accoglienza è messa in pericolo da politiche di paura spacciate per sicurezza. Dal 5 al 7 luglio, l’esperienza dei Mondiali Antirazzisti si sposta nel profondo Sud, per la prima volta in edizione balneare.