Reportage Francesco Mazzanti, Enrico Mariani Domenica 15 luglio 2018
Durante i Mondiali Antirazzisti, centinaia di realtà da tutto il mondo si sono sfidate per celebrare le differenze e denunciare ogni forma di razzismo.
I giocatori di Lazionet che esultano, dopo l’ultimo rigore, con i ragazzi in maglia arancione della cooperativa L’Angolo. Questa l’immagine che resta della ventiduesima edizione dei Mondiali Antirazzisti. La squadra della cooperativa di Castelfranco Emilia e Modena, composta da richiedenti asilo e rifugiati, partecipa da due anni al torneo di Bosco Albergati e, proprio nel pomeriggio, aveva rilasciato un’intervista a una televisione locale in cui venivano raccontate le storie dei calciatori e i differenti percorsi, oltre alla voglia sconsiderata, naturale, di calciare una palla. «Non è una passeggiata essere antirazzista e della Lazio allo stesso tempo – aveva detto un giocatore di Lazionet prima dei calci di rigore – ma ci sono molti pregiudizi da scardinare e noi stiamo qui proprio per questo».
Partiamo proprio dal calcio, lo sport attorno a cui sono nati ventidue anni fa i Mondiali Antirazzisti. Undici campi e 125 squadre per l’edizione del 2018: il rosso intenso delle torce accese per festeggiare l’ingresso in campo; il boato che segue un goal; i tifosi de Les Sardines du pharo che cantano incondizionatamente a supporto di tutte le squadre, spostandosi di campo in campo; i bicchieri pieni di birra dei gruppi ultras venuti dalla Germania. Tre giorni di partite e di palle in aria (si gioca poco palla-a-terra, si sa) hanno riempito di gioia e condivisione la campagna di Bosco Albergati. È mancata la presenza di Balotelli (il “ricercato” numero uno) ma sono state molte le giocate di classe che hanno fatto divertire. Ne vengono in mente due: un colpo di tacco di Damiano Tommasi, capitano della squadra dell’Aic, per liberare il compagno e un tiro da lontano, forte e preciso, di un’attaccante della Brigata della Pace.
La vera sorpresa di questa edizione, però, è stata la pallavolo. Un torneo che cresce sempre di più (quest’anno più di 40 squadre si sono iscritte al torneo) e che, a detta di molti partecipanti, risulta più aggregativo di altri sport. Non ci sono contatti, le squadre si equilibrano più facilmente e il divertimento è assicurato per tutti. Sui tre campi da gioco si sono alternate moltissime squadre tra venerdì e sabato, come i ragazzi e le ragazze di Xm24, che hanno sfidato coraggiosamente il sole indossando una divisa da gioco nera, con la sola scritta in rosso a rappresentare il centro sociale. Oppure i tifosi dello Schalke 04, sempre presenti nei tornei di pallavolo, ma che forse si sono lasciati andare al relax e alla goliardia: colpa dall’eccessiva vicinanza tra il campo da gioco e il bar.
«Per il rugby – ha detto Attila dei Cinghiali del Setta – abbiamo deciso di non fare nessun torneo e, soprattutto, di mischiare i giocatori e le giocatrici, evitando l’identificazione con la squadra». La palla ovale dei Mondiali Antirazzisti attira sempre più partecipanti che, quest’anno, si sono sfidati nel rugby touch e nel rugby a 7 e a 15. «Poi abbiamo cercato di modificare le regole del gioco – conclude Attila – in base alle esigenze. Ad esempio, se entravano giocatori in più si allargava il campo». Il torneo di pallacanestro, invece, si è svolto tutto durante la giornata di sabato. Alla fine hanno vinto i Nueter in finale contro i cestisti dell’Hic sunt leones di Bologna. Giocare, sudare, divertirsi e restare ai Mondiali Antirazzisti in questo periodo è una scelta importante e non scontata. Una scelta ribadita da chi, nella Piazza Antirazzista, con uno striscione che recitava «Torna al tuo paese, sei diverso / impossibile, vengo dall’universo», ha citato Vengo dalla luna di Caparezza come risposta pop ai sentimenti xenofobi di oggi. Una risposta anche a chi invita il popolo della sinistra a impegnarsi: qui a Bosco Albergati l'accoglienza è fatta di lavoro e fatica dei volontari e dello staff, che permettono di trasformare un parco nella pianura emiliana in terra d’incontro tra varie realtà che, durante l’anno e in territori diversi, si occupano di sconfiggere l’idea secondo cui il da dove vieni condiziona e ingabbia il chi sei. Una linfa vitale, di questi tempi.